Noi italiani abbiamo avuto la poca piacevole fortuna di vivere il delirio berlusconiano, con tutte le sue spiacevoli implicazioni. La libertà di stampa e le libertà politiche si sono seriamente contratte sotto l’egida del Cavaliere, ed il nostro Paese è stato accusato di aver effettuato una delle più gravi violazioni dei diritti civili nella storia occidentale dalla Seconda Guerra Mondiale, che è tutto dire visto che fra il dopoguerra e la formazione dell’UE in Europa vi sono state le dittature di Franco, Salazar e quella dei colonnelli in Grecia. Eppure, tutte queste criticità impallidiscono in confronto all’attuale situazione in Ungheria. Il Paese è passato da essere considerata una democrazia funzionale (con naturalmente tutti i problemi tipici degli ex Paesi del blocco dell’Est) ad una semi-democrazia, una sorta di autocrazia elettorale. Lo stesso despota del Paese, Viktor Orbán, ha candidamente ammesso che il suo progetto è creare una “democrazia illiberale”.
Orbán ha preso il controllo dell’Ungheria in modo più o meno lecito, sfruttando delle falle del sistema politico ungherese, manipolando l’iniziale risentimento per la corruzione e la precarietà dell’economia ungheresi. Una volta salito al governo ha potuto abusare delle debolezze legali della Costituzione Ungherese, stravolgendola e minando la divisione dei poteri (ironicamente dimostrando che la parte liberale della liberaldemocrazia è ciò che consente la parte democratica) fino ad eliminare l’indipendenza dei media (anche quelli privati) e stravolgere le circoscrizioni elettorali, al punto da rendere le stesse elezioni una farsa[1]. Ufficialmente il governo di Orban è conservatore, ma nella pratica è solo opportunista: l’Ungheria, ad esempio, è un’importante meta di immigrazione e di emigrazione dei più istruiti, come accade tipicamente nei Paesi più deboli economicamente; i cittadini ungheresi poi possono vedersi retribuiti gli straordinari dopo 3 anni; non dimentichiamo poi la corruzione mostruosa dello Stato. L’Ungheria ha poi intrapreso politiche fortemente discriminatorie e censorie: durante l’ultima campagna elettorale all’opposizione sono stati concessi pochi minuti di televisione pubblica( ben 5 per partito di opposizione), i giornali e le organizzazioni governative (non allineate) sono stati chiusi o fortemente ridotti. Per non farsi mancare nulla, il Paese ha intrapreso una serie di progetti di revisionismo storico ed antisemitismo.
L’Unione Europea ha tentato di sanzionare l’Ungheria, senza grossi successi. È questa la questione più brutale: senza l’Unione Europea Orbán non avrebbe potuto trasformare il suo Paese in una distopia postmoderna. Senza i fondi europei l’economia ungherese non sarebbe solo tracollata, ma quel quantitativo enorme di denaro ha permesso a Viktor Orbán di creare la sua rete di corruzione e clientelismo. L’UE sarà anche il grande nemico globalista del popolo ungherese, ma è il cuore palpitante del potere di Orbán. L’Ungheria non è il solo Paese accusato di queste dinamiche: nel mirino sono finite Polonia, Slovenia, Repubblica Ceca e Slovacchia. In particolare, sono i fondi agricoli e quelli per le infrastrutture che hanno creato più grattacapi: i fondi sono spesso finiti agli amici degli amici. Orbán inoltre ha bloccato importanti progetti europei, come le sanzioni alla Russia o il supporto militare all’Ucraina, ben sfruttando le complicatissime e burocratiche normative europee. Ha persino finanziato e supportato Turchia e Dodik, il funzionale dittatore della Repubblica Srpska[2], nei loro progetti autoritari.
Quello che avrebbe dovuto essere il progetto europeo di trasparenza, democrazia e unità ha finito per creare un Behemoth burocratico di corruzione e clientelismi, e non solo in qualche sperduto Paese dell’Est, visti i comportamenti non proprio onestissimi di Francia e Germania. La verità, paradossalmente, è che non abbiamo costruito un Superstato europeo, bensì un’organizzazione che nella pratica è debolissima, incapace di fronteggiare gli attacchi allo Stato di diritto di Paesi come Ungheria e Polonia, figuriamoci reggere le pressioni di Russia, Cina e (in misura minore) America. Nel frattempo, ogni buon cittadino europeo si dovrebbe scusare con gli ungheresi: senza le nostre tasse ora non vivrebbero in una democrazia illiberale.
[1] Non completamente, tuttavia, in quanto a volte i referenda e le elezioni locali li si sono ritorti contro.
[2] Una delle parti federali che costituiscono la Bosnia- Erzegovina, quella serba.